L’avvento dei robot nel settore produttivo deve essere gestito

Nell’ultimo rapporto The Future of Jobs Report 2020 pubblicato ad Ottobre 2020 dal World Economic Forum tra le altre cose si parla anche dell’avvento dei robot e di quali implicazioni questi potranno avere nel mondo del lavoro.

In estrema sintesi: i robot creeranno più posti di lavoro di quanti contribuiranno a distruggere, ma dovremo essere in grado di gestire adeguatamente questo scenario.

L’insieme dei fenomeni legati all’aumento dell’automazione ed alla recessione indotta dalla pandemia di Covid-19 avrà nel breve periodo un impatto dirompente sul mondo del lavoro, ma nonostante ci siano molte aziende intenzionate a ridurre il personale, il 41% delle imprese intervistate ha dichiarato di essere intenzionata ad aumentare l’utilizzo di lavoratori per far fronte a compiti specialistici, mentre un altro 34% ha dichiarato di avere piani di espansione della forza lavoro proprio a causa della necessità di integrazione di nuove componenti tecnologiche all’interno della filiera produttiva. Entro il 2025 il tempo speso da uomini e macchine nello svolgimento di compiti tradizionali sarà lo stesso.

Questa tendenza, all’interno dei 26 paesi analizzati nel report, causerà entro il 2025 la scomparsa di 85 milioni di posti di lavoro, posizioni che saranno progressivamente rimpiazzate dall’automazione. Tuttavia nello stesso periodo di tempo verranno attivati 97 milioni di nuovi posti di lavoro in posizioni coerenti con la nuova divisione dei ruoli tra lavoratori, macchine ed algoritmi.

Nello stesso periodo l’84% delle aziende ha intenzione di attuare processi di trasformazione digitale in modo da rendere più efficienti i processo interni, questo avrà come effetto collaterale il considerare il luogo di lavoro una variabile non sempre determinante, con la possibilità quindi di spostare prima in remote working e poi in smart working una parte delle attività.

È necessario quindi mettere in campo azioni mirate per evitare che questa situazione generi elementi di criticità e disuguaglianze, la prima delle quali è senza dubbio basata sulla formazione: il 50% dei lavoratori, soprattutto quelli delle categorie che sono più a rischio di sostituzione, è bene che segua appositi percorsi di formazione e riqualificazione in modo da renderli preparati ad un mondo molto diverso da quello odierno.

Per fortuna molti lavoratori sono consapevoli della necessità di riqualificazione e sono disponibili ad investire in questo percorso, vedendo in questo un’ulteriore possibilità di crescita personale e professionale. Due terzi dei lavoratori sono convinti di poter avere un ritorno completo dell’investimento già un anno dopo la fine della formazione.

È evidente che per questa riqualificazione saranno necessarie diverse forme di incentivazione e finanziamento a carico degli stati, sicuramente le risorse oggi stanziate e rese disponibili sono insufficiente se si considera che soltanto il 21% dei lavoratori ha accesso a fondi pubblici o a formazione gratuita o agevolata.

La parola chiave è quindi formazione, uno strumento potentissimo che ci consentirà di godere dei vantaggi dell’automazione e di mitigarne il più possibile gli svantaggi.